Presentazione del gruppo di lavoro sulla didattica

Pubblicato il 26 Novembre 2013

Il gruppo di lavoro

All’interno della Sis è stato attivo un Gruppo di lavoro sulla didattica, coordinato da Liviana Gazzetta. Di esso fanno parte socie insegnanti (e non), interessate a sviluppare la riflessione e l’iniziativa sulla didattica della storia di genere, in stretto rapporto sia con quanto la ricerca “sul campo” sta concretamente producendo, pur in assenza di riferimenti normativi e programmatici, sia con una più complessiva riflessione dei women’s studies su categorie e strumenti di trasmissione della tradizione femminile.

E’ attiva anche una specifica mailing list, cui anche le non socie possono iscriversi e partecipare attivamente.

Elvira Valleri, Liviana Gazzetta
Alcune riflessioni

Il contesto di riferimento

Ambivalenza di fondo
Qualche anno fa Simonetta Soldani (Le dimensioni culturali della storia insegnata, 2002) ha provato a riflettere e a interrogare le radici della “passione femminile dell’insegnare”, suggerendo possibili ricadute sul piano personale e collettivo, “privato” e pubblico, reale e simbolico. Quelle indicazioni potrebbero essere nuovamente riprese e raffrontate ad un aspetto inquietante della scuola italiana oggi, che riguarda una progressiva quanto rapida caduta di autorità e autorevolezza della scuola. Nonostante la passione umana, civile e scientifica di molte, che certo non può restare e non resta senza effetti nella coscienza degli adolescenti e verosimilmente di molte famiglie, si è assistito e si assiste ad un continuo svuotamento di ruolo e valore dell’istituzione scolastica e della sua cultura e tradizione, svuotamento che agisce in direzione esattamente opposta a quella incarnata dalla “passione femminile dell’insegnare” anche proprio in rapporto alla questione dei modelli e/o stereotipi di genere che nella scuola si veicolano.

Focus : esiste una relazione tra i due piani ?

Valore e schizofrenia dello studio della storia
Nel caso della storia scolastica la dimensione è ancora più drammatica e schizofrenica, si assiste infatti ad una sorta di “contraddizione collettiva” tra la domanda di storia e il valore e lo spazio assegnati all’insegnamento della storia, sempre più marginale e quantitativamente ridotto. Si tratta di un problema che andrebbe denunciato e discusso, in modo particolare quando si parla della storia del “Secolo scorso”, la cui seconda metà continua ad essere poco studiata e conosciuta dagli studenti. Pochissimi studenti (su base nazionale) riescono ad impostare il tema di storia e la storia diventa una disciplina per la quale non ci sono mai le risorse per fare i corsi di approfondimento e/o recupero, a differenza di matematica, latino, inglese ecc… o per acquistare supporti alla didattica. Da questo punto di vista sarebbe interessante capire cosa succede in altri paesi europei.
Focus: contraddizione collettiva tra la domanda di storia e il ridimensionamento del suo insegnamento scolastico
Una scuola dunque dove la storia continua ad essere insegnata con sempre meno spazi, orari e mezzi a disposizione. In questo quadro non può stupire l’attenzione episodica ai modelli storici della mascolinità e della femminilità. Solo occasionalmente e mai in modo approfondito e organico si riesce ad affrontare temi e aspetti che rimandano al difficile accesso delle donne all’istruzione, al lavoro, alla lunga e tortuosa strada percorsa per l’affermazione e il riconoscimento dei loro diritti politici e civili, o semplicemente ai diversi “destini” assegnati ai sessi nella storia della famiglia; questa situazione rischia di confermare un’immagine “debole” e “disciplinata” delle donne, che appaiono sul palcoscenico della storia non per affermare il proprio ruolo, valore e identità nella società, bensì quale risultato di un progressivo e teleologico “spirito del tempo”.

Focus: mascolinità e femminilità/ dimensione attenta ai generi dei soggetti maschile/femminile

Quale storia insegnare?
Una delle risposte al quesito quale storia insegnare può consistere nel far emergere i discorsi e i silenzi delle/sulle donne attribuendo ad entrambi un significato storico. Si tratta inoltre di individuare e raccontare una storia anche dei luoghi in cui le donne c’erano e producevano saperi e storia.
Il lavoro da fare si presenta ampio e complesso, tuttavia ci pare che il coinvolgimento della scuola sia un passaggio obbligato (in modo particolare la scuola superiore) anche per permettere la creazione di uno spazio di attenzione seria e puntuale al tema delle identità postconvenzionali proprie di una società globalizzata e multiculturale. Provando a dare una traduzione in termini didattico-formativi della definizione di Habermas (identità postconvenzionali) un rinnovato insegnamento della storia dovrebbe avere la finalità di educare al senso storico le generazioni del nuovo millennio, le quali partendo dalla loro identità di genere e dalla propria origine territoriale superino visioni ingenue ed unilaterali per misurarsi con la dimensione problematica della storia passata e del loro presente: dice Hobsbawm(1995) il passato è indistruttibile ed è parte permanente del presente, si tratta di farlo rivivere attraverso la storia dei soggetti nelle loro multiple identità.

Focus: il manuale di storia al centro della riflessione

Formazione aggiornamento ….comunità scientifica
In Italia manca agli insegnanti (non solo di storia) una comunità scientifica di appartenenza, non ci sono come succede in altri paesi, momenti istituzionali di confronto; mancano seminari e simposi di discussione, manca quella linfa vitale che permette di crescere e confrontare l’approccio e le conoscenze personali rapportandole alla situazione generale, alle esperienze altrui, alla ricerca didattica complessiva.

Focus: cosa può fare la SIS?

Proposte
A vent’anni dal seminario che ha prodotto Generazioni (Orvieto 1991), sarebbe opportuno promuovere un appuntamento di studio per verificare lo stato della riflessione e le nuove parole-chiave sulle quali interrogarsi.
Molte sono le trasformazioni intervenute negli ultimi dieci anni in Italia: anni in cui si è affievolita l’iniziativa della SIS in questo ambito, ma in cui sembra che anche l’interesse collettivo per l’innovazione e la ricerca nella didattica (più in generale per le sorti della scuola) ha avuto una caduta vistosa. Dovrebbe essere allora interesse di tutte/i promuovere o sollecitare serie indagini sullo stato dell’insegnamento della storia e sulla figura dell’insegnante di storia in alcune realtà significative (la stessa Genesis potrebbe ospitarne gli esiti).
Partire dai “silenzi” sul genere delle Nuove Indicazioni ministeriali potrebbe permettere una messa a fuoco dei molti e complessi problemi che l’insegnamento della storia presenta. Alcuni temi come il rapporto dei giovani -maschi e femmine- con il passato sarebbero un importante punto di partenza per denunciare molti silenzi e paure che quelle pagine rivelano, soprattutto vale la pena di sottolineare il silenzio assordante che attiene all’educazione alla differenza di genere a scuola.

Abbiamo citato le Indicazioni ministeriali perché su queste bisognerebbe lavorare anche con altre associazioni professionali di ambito storico, che supponiamo abbiano avviato una propria riflessione sulle novità in corso (SISCO e SISEM ?); tali indicazioni per i licei, infatti, presentano modelli epistemologici di storia che sembravano superati dalla ricerca pedagogica e didattica degli ultimi anni.
Val la pena di ricordare, inoltre, la ricerca avviata sul piano europeo da associazioni come Euroclio, che grazie a finanziamenti specifici sta elaborando proposte di curricula di storia “sovranazionali”.

Abbiamo bisogno di altre relazioni istituzionali che permettano di mantenere aperta l’attenzione e la sensibilità per la formazione in storia delle donne e di genere anche nei curricula dei futuri insegnanti, ora che le SSIS sembrano essere definitivamente chiuse; relazioni che ci permettano di far emergere una serie di problemi che anche dal debole “senso storico” nelle nuove generazioni derivano necessariamente alla didattica.

Attualmente per entrare nella scuola e per invitare gli insegnanti a mettere in discussione la loro didattica è necessario muoversi utilizzando canali istituzionali e universitari, e in questo senso pensiamo che la natura “complessa e articolata” della Sis potrebbe essere un importante sostegno. Si tratta di ancorare strettamente le riflessioni da noi prodotte al lavoro quotidiano, pressato da mille richieste burocratiche e poco incline a favorire la riflessione problematica.

Da questo importante momento di riflessione si potrebbe pensare ad un numero di “Genesis” che sia un primo punto di partenza per riavviare il discorso della SIS su genere e didattica della storia a scuola.

SIS commissione didattica –novembre 2010
Liviana Gazzetta-Elvira Valleri