Felicità della politica, politica della felicità: Scuola estiva SIS 2015

Pubblicato il 17 Aprile 2015

Scuola Estiva della SIS 2015

Firenze,  Centro Studi Cisl (Via della Piazzola 71), 25-30 agosto 2015

Il tema dell’edizione 2015
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 12 luglio 2012 (risoluzione 66/281) ha proclamato il 20 marzo giornata internazionale della felicità, riconoscendo la felicità e il benessere come «fini e aspirazioni universali della vita degli esseri umani nel mondo» e pertanto da promuovere come obiettivi fondamentali di politica pubblica. Ma cos’è la felicità? Felicità e benessere possono essere considerati sinonimi? Come siamo arrivati ad accettare nel discorso pubblico l’idea che la felicità sia qualcosa di universalmente desiderato da ogni essere umano? Che rapporto sussiste tra felicità privata e felicità pubblica?

La “ricerca della felicità” compariva già nella Dichiarazione di indipendenza americana del 1776 come parte dei diritti naturali dell’individuo, inaugurando un percorso, travagliato e segnato da profonde contraddizioni, per l’acquisizione di spazi di libertà e di democrazia percepiti da uomini e donne anche come espressione di una felicità della politica, intesa come trasformazione individuale e collettiva e come ricerca dell’utopia.

In una prospettiva storica, individueremo alcuni momenti e contesti geopolitici in cui il nesso tra politica e felicità (ma anche infelicità) ha segnato o segna ancora le vite delle donne, le loro aspettative, i loro desideri. In Italia il Risorgimento e gli anni del femminismo sono significativi dei modi diversi e anche divergenti con cui le donne vissero il nesso tra politica e felicità. La partecipazione femminile è sempre stata caratterizzata da forti emozioni politiche, in cui la gioia poteva nascere anche dal sacrificio in vista della lotta per un obiettivo comune, della speranza di poter partecipare alla costruzione di un mondo migliore. Quella stessa speranza ha mobilitato le energie delle donne indiane in importanti battaglie ambientaliste, nella convinzione che non si dia benessere individuale laddove lo sviluppo è costruito attraverso processi di spoliazione, senza alcuna considerazione per le esigenze della riproduzione sociale e senza rispetto per l’ambiente.

A partire da Amartya Sen e da Martha Nussbaum, ci interrogheremo su un’idea di sviluppo in termini non meramente economici, ma che considerino come sua parte integrante anche il benessere sociale e ambientale.

L’industria della felicità, che punta in chiave neoliberista sul nostro capitale umano e vede le donne come consumatrici e utenti, guarda alla felicità privata e al benessere individuale. Audre Lorde ci aiuterà a riflettere su quanto costa adeguarsi a questo ideale di felicità quando si appartiene a una minoranza, quando i modelli dominanti appaiono oppressivi – come lo sono ancora in molti casi per le donne.

E ancora: quale ruolo ha il lavoro, al quale una parte del femminismo ha affidato un ruolo fondamentale nell’emancipazione e inclusione femminile, nella ricerca di felicità delle donne? Un approccio giuslavorista ci consentirà di delineare le possibili strategie di resistenza e di opposizione alla compressione del benessere personale e collettivo che attraversa il lavoro contemporaneo.

Qui il programma e la locandina della scuola

La commissione Scuola Estiva SIS
Enrica Asquer, Anna Badino, Raffaella Baritono, Brunella Casalini, Anna Scattigno, Lucia Sorbera, Elisabetta Vezzosi, Stefania Voli.